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Sulle rovine del Muro di Berlino: dal passato al futuro

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Fonte: Strategic Culture Foundation – FONDSK

La Germania sta celebrando il 20° anniversario della caduta del Muro di Berlino, un evento ancor oggi significativo che trasformò non solo la mentalità tedesca, ma anche il sistema di sicurezza europeo del dopoguerra e l’intera struttura globale.

Il progetto finalizzato alla costruzione del Muro di Berlino, nome in codice Seconda Muraglia Cinese, fu attentamente studiato e messo in atto con encomiabile solerzia, e Berlino Ovest si trovò circondata dai 202 kilometri di una solida costruzione. Dal 13 agosto 1961 il  Muro – forse la componente architettonica più conosciuta dell’epoca della Guerra Fredda – divenne il simbolo della città divisa per anni.

Nei termini dello scopo della sua esistenza il Muro di Berlino fu un vero e proprio corrispondente della Grande Muraglia Cinese, la cui edificazione si concluse nel III Secolo a.C. (475-221). La Muraglia Cinese fu concepita per fortificare le frontiere della civiltà cinese e mantenere compatto l’enorme Impero. Il secondo muro – descritto come la struttura difensiva dell’anti-fascismo e l’interfaccia fra socialismo e capitalismo nella RDT – rappresentò per quasi tre decenni la frontiera del mondo socialista e tenne separati due mondi e due sistemi socioeconomici. Sotto questo aspetto, il Muro di Berlino divenne un simbolo di stabilità a sostegno del confronto nell’era contrassegnata dal conflitto latente fra i blocchi Occidentale e Orientale.

Il presidente statunitense J. Kennedy disse a proposito del Muro in maniera alquanto filosofica che la soluzione, ancorché fastidiosa, era sempre meglio di una guerra, e a quel tempo quasi ognuno poteva sottoscrivere il punto di vista. Essendosi spartiti il mondo, i due sistemi socioeconomici con i rispettivi blocchi e il Muro fra loro dovevano trovare un modo per coesistere.

In seguito la logica dello sviluppo globale cambiò le carte in tavola. Nell’URSS il processo di disintegrazione stava prendendo velocità in parallelo al discorso della Perestroika e l’Europa cominciò ad invocare il tema dell’unificazione tedesca. Divenne l’argomento principale durante la visita di M. Gorbachev del giugno 1989 in Germania. Esplicitando la sua opinione, il Cancelliere H. Kohl disse al leader sovietico: “Come il fiume Reno corre verso il mare, così sta naturalmente procedendo l’unificazione della Germania. Si può provare a costruire uno sbarramento lungo il fiume, ma un’onda lo scavalcherebbe ed il fiume non si fermerebbe. Questa è proprio la situazione dell’unificazione del paese. Certo, il signor Gorbachev può congelare il processo per anni… in questo caso, senza dubbio, io non avrei possibilità di vivere abbastanza a lungo per vedere quel giorno. Ciò nondimeno, il giorno dell’unificazione della Germania arriverà inevitabilmente quanto il fiume Reno giunge al mare”.

Lo sbarramento implose il 9 novembre 1989, allorché migliaia di berlinesi si precipitarono ai check-point del Muro. Il Muro che aveva tenuto separate le due parti di Berlino per 28 anni, 4 mesi e 9 giorni cadde. Sulle carte geografiche del mondo emerse una Germania unificata ed in breve assunse un ruolo di leader nelle questioni della sicurezza europea…

***

Recentemente, in concomitanza con il 20° anniversario del crollo del Muro di Berlino, il Cancelliere tedesco si rivolse per la prima volta dal 1957 a entrambe le Camere del Congresso statunitense. A. Merkel espresse gratitudine a J. Kennedy per la sua famosa affermazione di essere un berlinese, a R. Reagan che impose a Gorbachev di abbattere il Muro, e a George Bush (senior) che – contro la volontà di Francia, Gran Bretagna, Italia e URSS – dette la luce verde al progetto di unificazione di H. Kohl. Ma il quadro che lei tratteggiò non era del tutto corretto. Senza dubbio, A. Merkel ha tutte le ragioni per ringraziare gli USA. La verità però è che l’imposizione di R. Reagan piuttosto che servire da consiglio politico per Gorbachev è stata uno dei punti salienti della sua carriera di attore. Il ruolo di G. Bush fu differente. Egli fece numerosi tentativi per scoprire duranti i colloqui con la sua controparte sovietica quali mosse avrebbe adottato Mosca in caso di unificazione tedesca. Le forze del Gruppo Sovietico Occidentale sarebbero rimaste nelle caserme o avrebbero cercato di essere lo sbarramento del Reno? In definitiva capì che non c’era da attendersi una seria opposizione da parte di Gorbachev.

Nel giugno 1990 Gorbachev disse chiaramente a Bush che avrebbe accettato di riconoscere l’adesione alla NATO della Germania unificata qualora “questa dovesse essere la volontà del popolo tedesco”. Rimasto ben più che sorpreso G. Bush addirittura chiese a Gorbachev di ripetere quel che aveva appena detto.

Pertanto l’affermazione di A. Merkel che Bush “dette la luce verde” al piano di Kohl non rappresenta la realtà abbastanza adeguatamente. La situazione è ben più particolare riguardo le posizioni di Gran Bretagna e Francia.

Il Primo Ministro britannico M. Thatcher disse a Gorbachev che l’unificazione della Germania non sarebbe stata interesse della Gran Bretagna e dell’intera Europa occidentale, e suggerì di abbandonare il progetto del tutto. Lei fece presente che non c’era bisogno di alcuna revisione dei confini del dopoguerra in Europa in quanto ne sarebbe seguita la destabilizzazione, la sicurezza sarebbe stata messa a repentaglio e a tutte queste cose non si sarebbe potuto impedire di succedere. Il Presidente francese F. Mitterand disse che una nuova Germania unita avrebbe rappresentato una minaccia ancor maggiore di quanto fu sotto Hitler. Riteneva che l’unificazione tedesca avrebbe rivitalizzato i “cattivi” tedeschi che erano intenzionati a dominare l’Europa e avrebbe causato il ritorno dell’Europa alla situazione che esisteva prima della Grande Guerra…

Queste sono le motivazioni del passato. Attualmente la Germania unita è un leader europeo riconosciuto con grande potenziale economico, peso politico e prestigio internazionale. Berlino dispone ampiamente del futuro d’Europa.

Però, c’è una lezione particolarmente importante che dev’essere appresa dai due decenni trascorsi. Il crollo del Muro di Berlino non riuscì a lasciare solide fondamenta per la sicurezza paneuropea. Le speranza di milioni di europei di vedere un nuovo ordine mondiale migliore non si sono realizzate. Le guerre e i conflitti in Abkhazia, Afghanistan, Bosnia, Iraq, Kosovo, Macedonia, Karabakh, ex Jugoslavia ed Ossezia del Sud dimostrarono che nel mondo senza la stabilità garantita dal sistema bipolare non c’era più il tradizionale rispetto per la sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza dei Paesi. Senza i principi fondamentali, la forza è diventata l’argomento principale nelle relazioni internazionali.

Vengono in mente le rime di Goethe: «Geld verloren – nichts verloren, Ehre verloren – viele verloren, Mut verloren – alles verloren, da waerst du besser nicht geboren» (Se il denaro è perso – niente è perso. Se l’onore è perso – parecchio è perso. Se il coraggio è perso – tutto è perso, perciò sarebbe meglio non essere mai nati) Sarebbe una gran cosa se il 9 novembre i leader di Europa e Russia trovassero il coraggio politico non solo di ammirare i frutti della libertà sulle rovine del Muro di Berlino, ma anche di fare un reale passo avanti assicurando una loro efficace protezione in futuro.

Traduzione a cura di Lorenzo Salimbeni


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