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Channel: Relazioni internazionali – Pagina 310 – eurasia-rivista.org
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L’uranio in Iraq, l’eredità avvelenata della guerra

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Fonte: Globalresearch – 15 novembre 2009

Recensione a:
Uranium in Iraq
The Poisonous Legacy of the Iraq Wars
di: Abdul-Haq Al-Ani e Joanne Baker
Vandeplas Publishing, 2009

Hegel ha messo in rilievo la comparsa del ”male concreto” nella storia, cioè l’eruzione intermittente  della malvagità umana che, applicata su  larga scala, è capace di distruggere intere società.

Hegel nota che alcuni autori di crimini planetari storici nascono unicamente dalla passione, dall’amor proprio e dall’avidità dall’odio e che questi autori ignorano completamente ”l’ordine, la moderazione, la giustizia e la moralità” [1].

L’aggressione imperialista contro l‘Iraq è iniziata con la prima guerra del Golfo .

Questa ha raggiunto il suo parossismo con gli attacchi” d’urto e terrore” lanciati dagli eserciti  statunitense e britannico nel 2003 e proseguiti ancor oggi quasi vent’anni dopo,manifestarono un orribile esempio di cattiveria  estrema in uno scenario dantesco.

Il  fondamentale librodi Abdul-Haq Al-Ani e Joanne Baker (Uranium in Iraq: the poisonous legacy of the Iraq wars), descrive una spaventosa impresa criminale  che si sta realizzando unicamente in Iraq: la contaminazione    premeditata della nazione irakena, del suo popolo e del suo ambiente naturale attraverso le radiazioni   finora sconosciute, attuate da un’arma di distruzione di massa che è  strumento di   guerra implacabile, confezionato a partire da una discarica mondiale praticamente inesauribile di uranio impoverito.

Alla fine di febbraio 1991 le inquietanti fotografie della stampa e le immagini televisive dell’”Autostrada della morte” mostravano  le vedute del deserto con i veicoli irakeni civili e militari carbonizzati e accartocciati , distrutti a sangue freddo da colpi inferti dagli aerei statunitensi  durante l’uscita precipitosa di Saddam Hussein dal Kuwait.

All’epoca, molti pensavano  che il mondo sarebbe stato sicuramente disgustato da una tale barbarie. Ma la sola vista di quelle  immagini sarebbe stata sufficiente a rafforzare   il sentimento popolare contro la guerra ,incitando i combattenti alla pace?

La sequela di crudeltà   sulla strada   che và dal  Kuwait a Bassora era il segnale d’inizio di una crociata che si sarebbe svolta durante la maggior parte dei due decenni successivi.

E nessuna fotografia, nessun video televisivo, nemmeno il senso della vista, del gusto, della sensibilità e dell’odorato dei testimoni sul posto  avrebbe potuto rivelare la  segreta perversità  di quelle virulenti immagini dei mortali detriti radioattivi e tossici emessi come  nuvole di vapore  invisibile dai missili, dalle granate e da altre armi all’uranio impoverito ,che avrebbero in seguito contaminato  la regione del Golfo  per almeno un millennio.

Nel 1988,  dichiarando che Saddam Hussein era ”peggio di Hitler”, George H. W. Bush instaurò un’offensiva di propaganda diffamante  e di gran successo contro il popolo iracheno.

La calunnia contro l’Iraq si è protratta fino ad oggi nella sua incapacità di sollecitare una protezione contro l’avvelenamento radioattivo e chimico dell’uranio impoverito o anche nell’effettuare e far conoscere al pubblico le ricerche scientifiche sul pericolo di contaminazione  per gli esseri umani e e per gli animali. Il libro ci descrive come i governi statunitense e britannico si preoccupino seriamente dei depositi di uranio impoverito solo se si tratta del  proprio territorio e dei suoi  cittadini.

La nazione irachena è diventata una gigantesca  colonia di sperimentazione che serve a misurare il pericolo degli irradiamenti  ionizzanti  e la tossicità associata alla dispersione irresponsabile di uranio impoverito.

Da un punto di vista puramente militare, l’uranio impoverito ha un ottimo rapporto qualità-prezzo [2]

Si tratta di uno scarto radioattivo  proveniente dai  reattori nucleari  e dalle fabbriche di armi nucleari.

I fornitori sono impazienti di sbarazzarsene, perché la sua cessione gratuita ai militari è un’attraente alternativa  con un  costo proibitivo  di smaltimento senza pericolo di “scarti nucleari”.

L’uranio impoverito è chimicamente tossico allo stesso livello del piombo ma è quasi due volte più denso e molto più duro.

L’uranio impoverito si profila  da solo: trapassa  le materie più dure aumentando la sua capacità di penetrazione. A gran velocità, l’uranio impoverito brucia attraversando i bersagli compatti come la blindatura dei carri armati e fuoriesce dall’altra parte con un’intensa esplosione di fuoco e di gas mortali.Come riferito da questo libro, dal 1991, più di 2000 tonnellate di uranio impoverito bruciato,  esploso e polverizzato sono state disperse in Iraq dagli eserciti statunitense e britannico.

Dal 1991, davanti al mondo indifferente, l’imperialismo occidentale ha imposto un embargo totale nei confronti dell’Iraq: è la prima volta nella storia moderna che una nazione viene completamente isolata dal commercio estero e dalle comunicazioni.

Solo gli assedi dei barbari nel Medioevo somigliano vagamente a questo spettacolo di sofferenza in Iraq.

Anche sotto il profilo scientifico e di ricerca l’Iraq ha dovuto soccombere.

Senza un minimo motto di dissidenza da  parte  della comunità internazionale, per i ricercatori e per gli scrittori iracheni, l’imperialismo ha proscritto non solo gli elementi vitali e necessari alla ricerca, ma anche le fonti internazionali della ricerca scientifica e la loro diffusione.

Abdul-Haq Al-Ani e Joanne Baker  sostengono in quest’opera un calcolo scientifico iniziale di spoliazioni all’uranio impoverito dietro la cortina dell’uranio [3].

Gli autori non sostengono apertamente che il cattivo stato di salute della popolazione irachena sia interamente dovuto alla contaminazione dell’uranio impoverito.

Tuttavia, diversi motivi sono dietro l’enorme  aumento delle malattie, specialmente oncologiche  e correlate a  malformazioni neonatali tra gli iracheni.

L’imperialismo statunitense e quello britannico  hanno distrutto l’infrastruttura  sociale  del paese, in particolare le installazioni per il trattamento delle acque, le centrali elettriche, i mercati delle provviste , gli ospedali e le scuole. Gli incendi  incontrollati per la combustione del  petrolio hanno  inquinato l’aria.

Vittima della malnutrizione e  delle sorgenti di acqua contaminata, il sistema immunitario di molti bambini ha subito un  drastico calo.

Anche la farsa del processo e dell’assassinio di Saddam Hussein non hanno soddisfatto l’invasore occidentale. Dopo l’eliminazione del leader iracheno, l’embargo è rimasto e l’infrastruttura si è deteriorata ed è  peggiorata a livelli ante guerra, periodo in cui  l’Iraq  beneficiava di un servizio sanitario composto da  34.000 medici registrati.

Nel 2006, erano già fuggiti  20.000 medici. I duemila medici  rimasti sono stati   uccisi e 250 sono stari rimossi dal loro incarico.

Nel 2007, 8 milioni di iracheni avevano bisogno del pronto soccorso e più della metà dei 22 milioni di abitanti era nella povertà più assoluta.

La Croce Rossa ha segnalato l’anno scorso che la situazione umanitaria in Iraq  è tra le più critiche del globo.

Gi apologisti parlano di un ” fallimento” della politica statunitense e britannica in Iraq, dell’impotenza dell’occupante di costruire un sistema democratico stabile per rimpiazzare l’ordine del partito Bhaas sotto Saddam Hussein [4].

Ma la pace e la sicurezza non sono mai state nel programma del militarismo statunitense e britannico.

Il loro lavoro consiste nel depredare , nel dividere, nell’avvilire e nel paralizzare   l’Iraq per assicurare che questo paese non si beffasse mai più del dominio e  del potere supremo occidentale..

Secondo la Convenzione del 1948 sulla prevenzione del genocidio, il crimine del genocidio comprende gli atti  commessi con l’intenzione di distruggere un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Questi atti comprendono il massacro dei membri di un gruppo, l’oltraggio  grave all’integrità fisica o mentale dei membri del gruppo e l’azione di infliggere deliberate condizioni destinate a distruggere il gruppo nella sua totalità o in parte.

Gli autori del libro presentano prove convincenti sull’uso scriteriato  dell’uranio  impoverito in Iraq fatto dalla potenza occupante così come le ripercussioni dell’embargo e dell’invasione, sono conformi ai rudimenti della  definizione di genocidio.

Questo libro include i risultati  tratti da studi controllati da scienziati iracheni, sulla relazione tra la presenza dell’uranio impoverito, le radiazioni ionizzanti e il tasso di patologie maligne contratte in condizioni estremamente sfavorevoli dai 7 ai 10 anni dopo l’aggressione del 1991.

Questi studi   epidemiologici e le misure degli irradiamenti    elevati sono per forza rudimentali e incompleti.

Tuttavia, associati ai rapporti documentati sulle malformazioni neonatali e sulle patologie oncologiche legate all’esposizione delle radiazioni dall’invasione del 2003 (di cui un aumento marcato del carcinoma mammario tra le donne  irachene) questi    studi sono i primi a presentare un quadro  estremamente inquietante.

Alcune prove allarmanti rivelate dagli autori di questo libro costituiscono una raccolta ben articolata sul  genocidio in Iraq, messo in atto dagli invasori statunitensi e britannici grazie al ricorso indiscriminato di armi rinforzate all’uranio impoverito.

Traduzione a cura di Stella Bianchi, italiasociale.org

Note:
1.  Lectures on the Philosophy of World History.Introduction:Reason in History.Trans.H.B.Nisbet.Cambridge:Cambridge University Press 1975 p.21

2. Per un riassunto utile delle problematiche relative l’uranio impoverito, vedere Rob White Depleted Uranium, state crime and the politics of knowing Theoretical Criminology.vol.12(1):31-54,2008

3. La Commissione sull’energia atomica statunitense ha fatto scoppiare la prima bomba all’idrogeno nel 1954 sulle Isole Marshall, sotto il nome in codice “Bravo”.Le radiazioni mortali dell’enorme palla  di fuoco nucleare si abbatterono sugli abitanti delle isole , sugli scienziati e  sul personale dell’esercito statunitense. L’amministrazione di Eisenhower tentò invano di soffocare la notizia della catastrofe. L’occultamento operato dagli Stati Uniti fu soprannominato The uranium curtain (La cortina dell’uranio) dai suoi censori. Citato da Shane Maddock nel  The Fourth CountryProblem:Eisenhower’s Nuclear Nonproliferation Policy pubblicazione trimestrale degli Studi Presidenziali; estate 1998; 28,3 p.555Ad esempio Daniel Byman,   An autopsy of the Irak Debacle:Policy Failure or Bridge Too Far? Security Study 17:599-643, 2008


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